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Conosciamo Petrachi: gli anni al Torino e i suoi metodi di lavoro. Intervista ad Andrea Bracco

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Gianluca Petrachi è il nuovo DS della Salernitana. La carriera del nuovo dirigente granata è stata contraddistinta da un’altra squadra granata, il Torino, e proprio da lì siamo partiti per tratteggiare un profilo di Petrachi. Abbiamo intervistato Andrea Bracco, aka Falso Nueve (come il nome del suo profilo YouTube): torinista, uno dei nuovi cantori delle gesta del Toro e anche grande esperto di calcio spagnolo.

Andrea, intanto grazie per aver accettato il nostro invito. Ti chiedo intanto un primo profilo di Petrachi, non solo per quanto riguarda le metodologie ma anche sul piano del rapporto con piazza e stampa
Petrachi sa essere molto diplomatico quando serve però non gli piace la critica non argomentata. È successo parecchie volte nei nove anni al Toro, un lasso di tempo lunghissimo, che venisse criticato per alcune operazioni in entrata. Su di lui sono state fatte anche delle illazioni sui rapporti con alcuni procuratori, poi facendo il sunto l’eredità è assolutamente positiva. Ancora oggi il Toro guadagna plusvalenze grazie a giocatori che ha scovato lui. Petrachi quindi si è scontrato con qualche giornalista a Torino però sa interfacciarsi con la stampa se vede che dall’altra parte c’è un certo modo di fare. È una persona di carattere che fa presente alla società quando le cose non vanno bene, ciò lo ha portato a scontrarsi soprattutto con Ventura e ad avere tanti confronti con Urbano Cairo. Lui arrivò a Torino dopo una retrocessione e dovette ricostruire il club; il grande dubbio è dettato dal fatto che è fuori dal giro da un periodo di tempo mediamente lungo. Mi piacerebbe capire come mai, dopo la Roma, non è stato sostanzialmente mai cercato.
Finora non hai parlato di settore giovanile, ti chiedo se ha operato in questo senso considerando che al Torino il settore giovanile ha dei significati superiori al resto del calcio italiano.
Anche qua, Petrachi si è interfacciato con una società che non ha mai voluto rafforzare seriamente il settore giovanile. Ed è per questo che nei nove anni di Petrachi sono arrivati diversi giocatori giovani da sgrezzare, provenienti dal mercato estero. Il caso più emblematico è quello di Singo che arriva a Torino perché Petrachi ha un ottimo rapporto col suo agente, lo stesso all’epoca di N’Koulou (giocatore del Torino in quel periodo n.d.a.). Singo gioca in Primavera per qualche mese e poi arriva in prima squadra. Petrachi lavora soprattutto con l’estero, attraverso la sua rete di conoscenze e amicizie con i procuratori.
Prima hai menzionato i confronti continui con il presidente Urbano Cairo. Come potrebbe svilupparsi il rapporto con Iervolino, o la nuova proprietà, e se vedi analogie tra il Toro di allora e la Salernitana attuale?
Delle analogie potrebbero esserci. Da fuori Iervolino appare come una figura che accentra tanto su di sé, proprio come Cairo. Quindi chi fa la dirigenza ha un compito delicato anche sul piano relazionale. Petrachi è il professionista che è durato di più con Cairo, quindi ha il potenziale per rimanere a lungo anche a Salerno. Il dubbio è che possa aver perso la stima degli addetti ai lavori, di contro può essere il luogo giusto per rilanciarsi: la voglia di tornare in alto, gli può essere data la possibilità di lavorare con più margini di lavoro. Leggevo che Petrachi dovrà scegliere il nuovo tecnico: se indovina quella scelta lì, e magari fa un paio di colpi di mercato, è possibile che Iervolino possa sciogliersi e dargli ancora più margini per operare. Esattamente come accadde al Torino dopo la promozione in A con Ventura. Da quel momento in poi il Torino ha saputo stabilizzarsi in A arrivando dov’è oggi.

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